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Ritmi dell'immaginazione. Aporetica neoplatoni­ca e limite del pensare nella Wissenschaftslehre


Autore:

Federico Croci


Titolo [Ita]:

Ritmi dell'immaginazione. Aporetica neoplatoni­ca e limite del pensare nella Wissenschaftslehre di J. G. Fichte

Title [Eng]:

Rhythms of the imagination. Neoplatonic aporetics and limit of thinking in the Wissenschaftslehre of J. G. Fichte


Data pubblicazione: 2017

Fascicolo: LVI - anno: 2017/2 - pp. 61-85

Lingua: Italiano.

DOI: 10.1400/258173


Abstract [Ita]

L’articolo sviluppa una lettura neoplatonica della filosofia fichtiana, in relazione al problema del limite del pensare.

L’Autore mostra come questa caratteristica, elemento tipico del criticismo kantiano, implica il sottrarsi del Principio rispetto a tutti gli sforzi di comprenderlo: il Principio deve essere descritto non come il fondamento, bensì quale originaria Libertà – Libertà che è, in primo luogo, la libertà di iniziare a pensare. L’aporia del pensare, similmente a quanto accade nella filosofia neoplatonica, si costituisce quale aporia di provare l’origine del pensare stesso – la sua evidenza – a partire dal Principio, il quale risulta concepibile solo nella forma dell’Inconcepibile. Il problema della relazione tra l’Urseyn e l’Urdenken coincide con la paradossalità del pensare, che non è costituito dal Principio, bensì, come l’Uno, si costituisce da se stesso.

Pertanto, l’Autore conclude che il pensare si rivela come l’espressione/negazione del Principio: è impossibile dimostrare la necessità del pensare, in quanto l’atto del pensare non riesce a immaginare il proprio cominciamento, che è l’origine di tutti gli atti immaginativi. Il limite del pensare è la propria finitezza, la sua rappresentazione è la rimozione di tutti i concetti. Una sintesi positiva è assente: ciò implica che non vi è alcuna estasi. La conclusione della filosofia fichtiana è chiara: è impossibile oltrepassare i limiti del pensare.


Abstract [Eng]

The article discusses a neoplatonic reading of Fichte’s philosophy, concerning the problem of the limit of thinking.

The Author shows how this trait, which is a typical element of Kantian criticism, implies the impossibility to understand the Beginning: the Beginning has to be described not like the foundation but rather like the original Liberty – which is, primarily, the liberty of beginning to think. The aporia of thinking is, like in Neoplatonic philosophy, the aporia of proving the origin of thinking itself – its evidence – starting from the Beginning, which is conceivable only as the Inconceivable. The problem of the relation between the Urseyn and the Urdenken coincides with the paradoxicality of thinking itself, which is not constituted by the Beginning, but constitutes itself, like the One.

Therefore, the Author concludes that thinking reveals itself to be the expression/negation of the Beginning: it is impossible to prove the necessity of thinking because the act of thinking cannot imagine its beginning, which is the origin of all acts of imagining. The limit of thinking is its finitude: its representation is the removal of all concepts. A positive synthesis is absent: this implies that there isn’t any ecstasy. The conclusion of Fichte’s philosophy is clear: it is impossible to go beyond the limits of thinking.


 

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