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Call for Papers n. LXIII/2 – Le idee nella filosofia di Kant



Scadenza: 3° giugno 2024


La redazione della rivista di filosofia «Il Pensiero» seleziona contributi originali in forma di saggi e recensioni per il fascicolo dedicato al tema:


Le idee nella filosofia di Kant


Il termine ultimo per la presentazione dei contributi è il 3 giugno 2024; la risposta sarà comunicata dalla redazione entro il 31 agosto 2024. I contributi possono essere redatti in una lingua a scelta tra italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco; non dovranno superare i 45.000 caratteri, inclusi gli spazi e le note, e dovranno essere accompagnati da un abstract in italiano e in inglese, di massimo 1200 caratteri ciascuno, e 5 parole-chiave (in italiano e in inglese).


L’uscita del fascicolo è prevista per novembre 2024


Curatore del volume: Alfredo Ferrarin – Università di Pisa


«Il concetto scientifico della ragione contiene il fine e la forma del tutto», scrive Kant all’inizio dell’Architettonica della Critica della ragion pura. In molta letteratura recente su Kant si assiste a una riscoperta delle idee nel loro senso architettonico, euristico, regolativo, e a una nuova centralità della ragione in senso stretto. In effetti Kant introduce una novità fondamentale quando distingue le idee dai concetti e separa intendere (Verstehen) da comprendere (Begreifen). E tuttavia, le idee non sono eterogenee ai concetti come, ad esempio, le intuizioni: se l’intelletto è la facoltà delle regole e del giudizio, la ragione è la facoltà di inferire e concludere (schliessen) a partire dai concetti stessi, e di organizzare sillogisticamente le conoscenze dell’intelletto in vista della massima coerenza. Per questo la ragione non ha un proprio oggetto ma è diretta all’intelletto, e per questo le idee, prima di essere la trasgressione dell’uso empirico della ragione che si avventura nel soprasensibile, sono guide metodologiche e massime per il bisogno di unità della ragione, cioè il modo in cui la ragione guida, progetta e produce se stessa nelle sue attività. Senza idee, l’intelletto rischia di essere incoerente, come un aggregato senza unità.

Nel trecentesimo anniversario della nascita di Kant, «Il Pensiero» ospita una call for papers sulle idee in Kant. Alcune domande ancora aperte su punti controversi che si possono prendere ad esempio per approfondimenti tematici sono queste: Le idee sono in sé dialettiche, e pertanto fonte di apparenza trascendentale, o è solo un loro uso trascendente a renderle tali? Si può trovare un equilibrio tra risultati negativi e positivi della Dialettica trascendentale, al di là dell’atteggiamento esplicito di Kant che dedica spazio sproporzionato alla critica della metafisica speciale e alle idee trascendentali e relega a un’appendice l’accezione positiva delle idee? L’unità sistematica della natura è un principio logico oppure trascendentale?, ed è oggetto di una deduzione o no? Che rapporto c’è tra uso regolativo e architettonico delle idee della ragione? C’è differenza tra la definizione della ragione in senso stretto come facoltà delle idee e come facoltà dei principi? In che modo il principio di analogia aiuta a individuare la logica della ragione e il ponte che le è inevitabile cercare di gettare tra domini eterogenei? Si dà un linguaggio particolare come più adatto per identificare, per scarto con la predicazione categorica del giudizio determinante, il modo d’espressione delle idee? Se paragoniamo l’Appendice della Dialettica trascendentale con la Critica della capacità di giudizio, come possiamo isolare differenze univoche, e stabilire eventuali mutamenti nel pensiero di Kant, tra i principi di omogeneità, specificazione e continuità del 1781 e la legge di specificazione della natura riguardo alle leggi empiriche introdotta con il concetto di finalità (Gesetzmässigkeit) e di tecnica della natura nel 1790, quindi tra l’uso ipotetico della ragione e il principio del Giudizio riflettente? Perché sono chiamate tutte ugualmente idee le idee speculative, pratiche ed estetiche, che hanno palesemente una diversa formazione e definizione? Vale la pena di salvaguardare una differenza delle idee rispetto al noumeno, alla cosa in sé, all’incondizionato, al sovrasensibile? Perché alcune idee trascendentali, ma non altre, assumono la figura di postulati in ambito pratico?


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