Autore:
Michele Dantini
Titolo [Ita]:
Religioni politiche. La storia dell'arte alla prova degli studi su fascismo, antifascismo e Resistenza
Title [Eng]:
Political religions. The history of art to the test of studies on fascism, anti-fascism and Resistance
Data pubblicazione: 2018
Fascicolo: LVII - anno: 2018/1 - pp. 65-82
Lingua: Italiano.
DOI: 10.1400/269225
Abstract [Ita]
Si è talvolta osservato che gli studi di De Felice toccano in molti punti la storia dell’arte. Per ampiezza e dettaglio essi costituiscono in effetti una risorsa che sembrerebbe ineludibile. Tuttavia, malgrado questo loro spiccato tratto transdisciplinare, non si può dire che essi siano diventati lettura corrente per gli storici figurativi. Non lo sono diventati per motivi molteplici, di volta in volta tecnico-specialistici o politico-ideologici. La tesi che cerco di formulare è che la riflessione di De Felice sui temi del «consenso» e della «nazione» contiene spunti, indicazioni e prospettive di notevole interesse non solo per gli storici politici e sociali, ma anche per gli storici dell’arte italiana del primo e (forse ancor più) del secondo Novecento, ambito di studi, quest’ultimo, che appare modellato in profondità, in ambito nazionale e internazionale, da rigidità e distorsioni ideologiche. Essa induce infatti, per tenersi adesso a aspetti generali e di metodo, a interrogarsi sulla fondatezza o fecondità di taluni presupposti ideologici, diffusi tanto nel discorso storico-critico di estrazione accademica che nel discorso giornalistico e curatoriale; e a dare corso all’indagine sulle continuità esistenti tra le due metà del Novecento anche qualora questo si traduca in una ricostruzione meno conciliata e pacifica del progressivo inserimento dell’arte italiana postbellica nel contesto atlantico.
Abstract [Eng]
It has been widely recognized that De Felice’s studies touch upon art history in many points. Considering their scope and detail, they actually make up a resource that would seem unavoidable. However, in spite of their trans-disciplinary relevance, it can’t be said that they have become a customary resource for art historians. This has happened for various political, specialist, technical or ideological reasons. My thesis here is that De Felice’s reflection on such themes as «consensus» or «nation» contains interesting cues, indications and prospects not only for political and social historians, but also for the Italian art historians of the first and (perhaps even more) of the second half of 20th century, being the latter a field of study that seems to be deeply modeled by rigidness and ideological distortions both in the national and international spheres. As a matter of fact, keeping to general and methodological aspects, my thesis induces to question the validity or fecundity of certain ideological assumptions that are widespread both in academic historical and critical lectures and in journalistic and curatorial issues; it also induces to investigate upon the continuities that exist between the two halves of the 20th century even if this should lead to a less reconciled and pacific reconstruction of the progressive integration of post-war Italian art in the Atlantic context.
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