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Cusano e i nomi di Dio


Autore:

Enrico Peroli


Titolo [Ita]:

Cusano e i nomi di Dio


Title [Eng]:

Cusano and the names of God

       

Data pubblicazione: 2020

Fascicolo: LIX - anno: 2020/1 - pp. 51-70

Lingua: Italiano.

DOI: 10.1400/278357


Abstract [Ita]

Negli ultimi anni della sua vita Cusano ha composto un gruppo di scritti nei quali ha cercato di sintetizzare i temi di fondo della sua riflessione e, a un tempo, di precisare la posizione storica del suo pensiero, con le novità che riteneva di avere introdotto, nel contesto della tradizione filosofica precedente. L'elemento più caratteristico di questi scritti è il fatto che in essi Cusano propone una serie di nuove espressioni concettuali e linguistiche per pensare e designare l'Assoluto («possest», «IN», «non-aliud», «posse fieri», «posse ipsum») alle quali egli attribuisce un ruolo decisivo per una riforma della dottrina filosofica di Dio. L'articolo illustra la lunga e differenziata riflessione sui «nomina Dei», che Cusano conduce nelle sue ultime opere, sulla base di un caso specifico, esaminando quello che è stato spesso considerato come il suo «scritto più speculativo», composto a Roma nell'inverno tra il 1461 e il 1462, ossia il De non aliud.


Abstract [Eng]

In the last years of his life Nicholas of Cusa composed a series of writings where he tried to synthesize the basic themes of his reflection and, at the same time, to specify the historical position of his thought, with the novelties that he believed he had introduced, in the context of the previous philosophical tradition. The most distinctive feature of these writings lies in the fact that within them Cusanus introduces a series of new conceptual and linguistic expressions to think and designate the Absolute («possest», «IN», «non-aliud», «posse fieri», «posse ipsum»), to which he attributes a decisive role for a reform of the philosophical doctrine of God. The essay discusses the long and diversified reflection on the «nomina Dei», developed by Nicholas of Cusa in his last works, on the basis of a specific case, examining what has often been regarded as his «most speculative writing», composed in Rome in the winter between 1461 and 1462, namely the De non aliud dialogue.

 

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