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Il divenire discontinuamente continuo in Vladimir Jankélévitch. Ritmo e istantaneità per una metafisica post-bergsoniana

  • Writer: Redazione | Il Pensiero
    Redazione | Il Pensiero
  • Jun 26
  • 2 min read

Author:

Lorenzo Guagnano


Titolo [Ita]:

Il divenire discontinuamente continuo in Vladimir Jankélévitch. Ritmo e istantaneità per una metafisica post-bergsoniana


Title [Eng]:

Vladimir Jankélévitch’s Discontinuously Continuous Becoming. Rhythm and Instantaneity for a Post-Bergsonian Metaphysics


Publication date: 2025

Issue: LXIV - 1 year: 2025/1 - pp. 281-295

Language: Italian


Abstract [Ita]

Come conciliare gli interessi apparentemente così poco congruenti di Jankélévitch, bergsoniano e al contempo filosofo della musica appassionato di Debussy? Eppure le due linee del discorso, metafisica e musicale, non solo non rimangono irrelate, ma si accordano piuttosto che scontrarsi. Per smentire ogni possibile sospetto di “parricidio” nei confronti di Bergson, suo grande maestro, Jankélévitch sembra all’ultimo tentare di “bergsonizzare” Debussy, facendolo rientrare in una forma tutta originale di continuazionismo post-bergsoniano: Debussy non disgrega con la discontinuità delle pause, con l’interruzione dello sviluppo e l’asse immobile del pedale il flusso irreversibile del tempo vissuto, ma soltanto il tempo inerte delle rigide formule della retorica musicale. Il ritmo debussiano ha aiutato Jankélévitch a completare la durée, a superarla conservandola, conferendole, con l’approfondimento dell’istante, una dimensione di mistero e tragedia che in origine non aveva.

 

Parole chiave: bergsonismo, continuazionismo, Debussy, istante, tempo.


Abstract [Eng]

How do we reconcile Jankélévitch’s apparently inconsistent interests, he who was a Bergsonian and at the same time philosopher of music passionate about Debussy? Yet the two lines of discourse, metaphysical and musical, not only do not remain unrelated, but agree rather than clash. To deny any possible suspicion of “patricide” towards Bergson, his great master, Jankélévitch ultimately seems to be attempting to “bergsonize” Debussy, placing him in a completely original sort of post-Bergsonian continuationism: through the discontinuity of pauses, the interruption of development and the immobility of the soft pedal, Debussy would not disintegrate the irreversible flow of lived time, but only the inert time of musical rhetoric based on rigid formulas. The Debussian rhythm allowed Jankélévitch to complete the durée, to overcome it while preserving it, by adding, through the deepening of the “instant”, a dimension of mystery and tragedy that Bergsonian intuition originally did not have.

 

Keywords: Bergsonism, continuationism, Debussy, instant, time.


 
 
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